I materiali recuperabili dai pannelli fotovoltaici
I pannelli fotovoltaici, che convertono la radiazione solare in energia elettrica, sono una delle opzioni sul tavolo quando si parla di transizione verso un’economia meno dipendente dalle fonti fossili. Tuttavia sono difficili da riciclare, poiché i materiali che li compongono sono termosaldati tra loro: un bel problema, dal momento che secondo le stime nel 2050 avremo 78 milioni di tonnellate di pannelli arrivati alla fine della loro vita utile.
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SEPARAZIONE. Riciclare è complesso, ma non impossibile: una soluzione arriva da un’azienda italiana, la Compton Industriale, che ha brevettato dei macchinari che permettono di recuperare i diversi materiali che compongono un pannello fotovoltaico. «La criticità maggiore era quella di riuscire a separare tutti i materiali termosaldati e soprattutto dividere il vetro, che costituisce quasi il 70% del peso del pannello», ci spiega Andrea Pasin, amministratore dell’azienda. «La nostra tecnologia permette di separare il 100% dei materiali che compongono i pannelli fotovoltaici, tra cui alluminio, vetro, silicio, rame e plastiche».
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COME FUNZIONA IL PROCESSO DI RECUPERO? Il primo passo è rimuovere le cornici e la scatola di giunzione tramite un macchinario chiamato scardinatore; poi si taglia il pannello in due parti, per diminuire il consumo energetico nella fase successiva, e da qui si passa alla delaminazione del vetro, un processo che consente di separare e asportare il vetro senza contaminarlo con altri elementi e consentendone dunque un recupero totale. Infine ciò che resta del pannello viene triturato, e i materiali che lo compongono (rame, polvere di silicio e plastiche) vengono divisi in tre contenitori.
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QUANTO SI RECUPERA? Per un pannello del peso di 22 kg, si recuperano in media 0,1 kg di schede elettriche, 0,2 kg di metalli vari, 1,7 kg di plastiche, 2,8 kg di silicio, 2,9 kg di alluminio, e 13,8 kg di vetro. Le materie prime seconde così ottenute trovano nuova vita in diversi settori: «il vetro viene utilizzato nel settore ceramico ed edilizio, ad esempio», ci spiega Pasin: «vetro e silicio servono anche a produrre materiali isolanti, come il vetro espanso o il vetro cellulare». Il rame, metallo nobile, non ha alcun problema di riutilizzo, così come l’alluminio, che può essere impiegato in molti settori.
Gli unici materiali che non possono essere riutilizzati ma vengono bruciati per produrre energia (diventando CDR, combustibile derivato da rifiuti) sono le plastiche, che sono troppo eterogenee. «Tutte queste materie prime seconde raramente vengono utilizzate per produrre altri pannelli fotovoltaici», sottolinea Pasin, «poiché la maggior parte della produzione dei pannelli è in Asia, e trasportarli non sarebbe conveniente».
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SEPARAZIONE. Riciclare è complesso, ma non impossibile: una soluzione arriva da un’azienda italiana, la Compton Industriale, che ha brevettato dei macchinari che permettono di recuperare i diversi materiali che compongono un pannello fotovoltaico. «La criticità maggiore era quella di riuscire a separare tutti i materiali termosaldati e soprattutto dividere il vetro, che costituisce quasi il 70% del peso del pannello», ci spiega Andrea Pasin, amministratore dell’azienda. «La nostra tecnologia permette di separare il 100% dei materiali che compongono i pannelli fotovoltaici, tra cui alluminio, vetro, silicio, rame e plastiche».
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COME FUNZIONA IL PROCESSO DI RECUPERO? Il primo passo è rimuovere le cornici e la scatola di giunzione tramite un macchinario chiamato scardinatore; poi si taglia il pannello in due parti, per diminuire il consumo energetico nella fase successiva, e da qui si passa alla delaminazione del vetro, un processo che consente di separare e asportare il vetro senza contaminarlo con altri elementi e consentendone dunque un recupero totale. Infine ciò che resta del pannello viene triturato, e i materiali che lo compongono (rame, polvere di silicio e plastiche) vengono divisi in tre contenitori.
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QUANTO SI RECUPERA? Per un pannello del peso di 22 kg, si recuperano in media 0,1 kg di schede elettriche, 0,2 kg di metalli vari, 1,7 kg di plastiche, 2,8 kg di silicio, 2,9 kg di alluminio, e 13,8 kg di vetro. Le materie prime seconde così ottenute trovano nuova vita in diversi settori: «il vetro viene utilizzato nel settore ceramico ed edilizio, ad esempio», ci spiega Pasin: «vetro e silicio servono anche a produrre materiali isolanti, come il vetro espanso o il vetro cellulare». Il rame, metallo nobile, non ha alcun problema di riutilizzo, così come l’alluminio, che può essere impiegato in molti settori.
Gli unici materiali che non possono essere riutilizzati ma vengono bruciati per produrre energia (diventando CDR, combustibile derivato da rifiuti) sono le plastiche, che sono troppo eterogenee. «Tutte queste materie prime seconde raramente vengono utilizzate per produrre altri pannelli fotovoltaici», sottolinea Pasin, «poiché la maggior parte della produzione dei pannelli è in Asia, e trasportarli non sarebbe conveniente».
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