Se alzi il gomito il telefono ti evita figuracce
Che lo smartphone ci stia cambiando la vita lo sappiamo bene, e che ormai sentiamo il bisogno di averlo in mano come se fosse parte del nostro corpo lo hanno confermato numerosi studi. Uno degli effetti collaterali è il rischio di usarlo anche in situazioni che possano mettere a rischio la nostra reputazione, per esempio, se dopo aver bevuto un bicchiere di troppo ci mettiamo a scattare selfie inopportuni, scrivere commenti fuori luogo sui social e fare altre figuracce che possano complicare, e persino rovinare la vita nel tempo di un like.. Per questo motivo Gree, un’azienda cinese non proprio famosissima, da poco entrata nel mondo della telefonia mobile, ha realizzato e brevettato un filtro anti-sbronza che ha come obiettivo principale quello di salvaguardare la faccia delle persone. I divieti. La modalità “sbronza” è un’impostazione, preconfigurata interamente dall’utente, che stabilisce quali app sono vietate e quali consentite una volta che sarà attivato il filtro, ma, soprattutto, registra la sequenza di sblocco che dovrà essere riprodotta per consentire la disattivazione. Quest’ultima è una complicata sequenza di codici alfanumerici, segni e gesti da tracciare sullo schermo, praticamente impossibile da portare a termine se l’alcol ha preso il sopravvento sulle nostre capacità di coordinazione.. La modalità “sbronza” permette anche di limitare i numeri di telefono contattabili: dunque una volta attivata sarà possibile chiamare (purché siano stati precedentemente inseriti nella lista dei numeri utilizzabili) un taxi o l’amico più fidato perché ci riportino a casa, ma, per dire, il numero del capoufficio sarà momentaneamente irraggiungibile. Il dubbio. Una volta attivato, questo singolare filtro attiverà anche funzioni che renderanno il telefono più facilmente utilizzabile a chi ha alzato un po’ il gomito, per esempio mostrando numeri più grandi sulla tastiera o inviando, alla semplice pressione di un tasto, la posizione GPS a qualcuno che può venirci a recuperare. Resta però un dubbio: chissà se una app del genere sarà davvero sufficiente per salvare la reputazione o se non sia, al contrario, la sua stessa presenza nello smartphone a demolire la dignità del proprietario.
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